Prosa e poesia di (non) autore
- [] – Riccardo Vescovi
- [] – Virginia Carollo
- [] – Ilaria Patano
- [] – Elisa Parcesepe
- [] – Angelica Zanata
SOLE NERO
Ho sempre trattenuto
più che tenuto
ma nel gioco dell’esclusività
lasciar andare non è tra le regole
Eppure nei limiti di quest’ombra gialla
ho racchiuso tutto il mio amore
stanco di lottare
per il sentimento deturpato
dalla nobile motivazione
Qual è l’origine di questo sole nero
dove chiarisce le cose
rendendole più scure?
Nella ciclicità degli eventi
dove tutto torna sotto mentite spoglie
riconosco ciò che son stato
e non voglio più essere
Ora a te lo ammetto
ora a me lo prometto
che ora
di trattenere
trattengo
solo tenere
Riccardo Vescovi
UN AMICO
Il bisogno di vedersi e non vedersi
l’Interdipendenza
l’indipendenza
la pendenza
Andare a lasciare la tristezza nel reparto dei surgelati
speriamo si congeli
Mi sono fatta satispay ti dico
sbarri gli occhi
“Vada per la cioccolata allora,
ne hai bisogno”.
Lo so ne ho bisogno.
Hanno riaperto il nostro bar
cercano personale
andiamo ad affiliarci alla Coop
per guardarci tutti i film che parlano delle nostre famiglie
a volte disfunzionali
a volte molto efficienti
perché almeno ci fanno cadere in piedi
senza cerotti e disinfettanti
“Ho l’osteopata non vengo a Milano “
Allora mandami la canzone di cui ho bisogno
Mi sento come quando si va a pescare ma senza amo
“Allora non stai pescando “
Ovvietà
Virginia Carollo
ignara della coda che ti cresce a giorni alterni
ti abbeveri alla sorgente delle tue persecuzioni
spaventata
ridi per non sembrarlo
coltivi nei vasi sanguigni
fiori di campo recisi troppo in alto
sulla pelle hanno preso residenza
tutti i poveri sventurati
quelli senza angeli custodi né proverbi
le tue ferite
striature di sospettoso felino
rifuggi carità e lodi
non sai riconoscerti valore alcuno
e aspetti chi t’insegnerà
la grammatica dei giorni felici
lieti quanto le stelle marine seccate
in vasi di vetro scheggiati
nei bagni azzurrini dei ristoranti di pesce
non fidarti di una pioggia qualsiasi
se hai il futuro tatuato sui palmi
annunciati viva quando varchi la soglia
dei vuoti elettronici dimenticati
nel mazzo di peonie
troverai un crisantemo
alterna i petali suoi ai tuoi passi
tessendo le mappe di altri universi
più o meno a te sopravvissuti
Ilaria Patano
OPPURE
Due sigarette
ancora da
fumare
o due sigarette
appena spente
fumate per
diluire parole
che faticano a
uscire
o fumate appena
per buttare
fumo negli occhi
a un imbarazzo ingombrante.
E dietro
un bicchiere
pieno
di champagne
oppure di liquidi sconosciuti,
abbandonato da solo
un bicchiere rubato
e il suo compagno
spezzato da un sogno infranto
oppure
un bicchiere
appoggiato
perché non importa
averne due
per unire
due corpi.
Fiori sparsi
oppure fiori
gettati
suicidati
dentro
l’alcol
di una bottiglia
semivuota
strozzata da rose
rosse,
che bel modo
di morire,
rose che vivono
ubriache
di pensieri
e poi muoiono
anch’esse.
Oppure
oggetti vacui
di un allestimento
di un Dio
che gioca
alle possibilità.
E tu dimmi
come faccio
a tentare
di affogare
nel tuo mare,
se neanche io
so se
sono
una sigaretta appena fumata
o da fumare.
Una storia iniziata
o un bicchiere
mezzo vuoto
ad aspettare.
Elisa Parcesepe
Poesia tratta dal seguente libro: https://www.amazon.it/dp/B095NLPR7Y?ref_=pe_3052080_397514860&fbclid=PAAaY4PBS27u1zsMJtX6IXcdM_h_z6K2q5sisrMRruoO0UCWbzCCF2SXmY2lQ
È la notte più scura di tutte. C’è un gran silenzio tutto intorno, un silenzio quasi assordante.
Anna sta tornando a casa da sola, accompagnata solo dai suoi pensieri, che quasi poteva sentire. Non ha voglia di ascoltare musica, non ha voglia di ascoltare nessuno.
《Vedi, questa è la notte più buia di tutte e io torno a casa da sola, nel pieno silenzio. Ma mi sta bene, troppo rumore fa male alle ossa.
Chissà cosa fanno gli altri, che mischiano i suoni assordanti alla felicità, che mischiano continuamente la loro essenza con quella degli altri, per poi uscire privi di una reale identità. Chissà come stanno coloro che non sanno stare da soli, nel silenzio della loro anima》
Anna parcheggia l’auto, la notte è sempre buia e i lampioni della sua via quella sera sono completamente spenti.
Chiude gli occhi e ascolta il silenzio che la circonda: da quanto non lo faceva?
Da quanto non stava sola con se stessa, per raccontarsi, viversi, per imparare ad ascoltarsi senza avere interferenze esterne?
Non lo sa nemmeno lei.
Respira e l’unico suono esterno è quello di un gatto che miagola alla luna. Anna la guarda e si accorge che, grazie a quel buio intenso, quella sera la luna e le stelle brillano e si fanno vedere in tutta la loro bellezza, come se fossero delle ragazze vestite a festa che vogliono attirare l’attenzione della loro stella.
《Amico gatto, anche tu stasera hai deciso di stare da solo, ad ammirare la luna. Era così tanto che non la vedevo luminosa e splendente. Dovrei imparare da te, che miagoli alla luna e te ne vai in giro da solo, senza paura di esserlo davvero. Hai la tua compagnia, quella della notte e quella delle stelle e sai che non perderai mai la strada di casa se ti affidi alla loro rotta.》
Anna scende dall’auto, prende le chiavi di casa e si avvia verso il portone di ingresso. Inserisce la chiave, ma prima di entrare, si gira e guarda di nuovo il cielo. Non sembra più così buio e silenzioso adesso, ma risplende e vibra dei suoni dati dai suoi pensieri.
Entra, apre poi la porta di casa, si toglie le scarpe e appoggia le chiavi, felice di aver visto la luna più splendente nella notte più buia.
Angelica Zanata