Prosa e poesia di (non) autore

  • [] – Riccardo Vescovi
  • [] – Virginia Carollo
  • [] – Elisa Parcesepe
  • [] – Angelica Zanata

Il mio armadio è una zona d’ombra
dove nascondo tutte le parole che non ho mai pronunciato, la libertà che non ho mai sentito,
l’amore che non ho mai avuto il coraggio di provare.

Chi sei quando ti permetti di non essere visto?

La patente non serve poi a molto
quand’è il cuore a guidare,
ma in fondo non è forse meglio sbattere contro un muro piuttosto che nell’astratta tangibilità di una finzione?

Nell’assenza di luce puoi concederti la disattenzione di essere imperfetto, senza la paura di risultare approssimativo
come un numero con la virgola,
come quando ti dico che tra circa dieci minuti sono da te.

Nel mio armadio non c’è spazio per la realtà delle apparenze, per tutto ciò che sembra ma non è,
per la costrizione di indossare un cappio
fingendo sia una sciarpa.

Chi sei quando ti obblighi ad essere visto?

Cambio armadio, non ci sta più niente, non ci sto più io.

Riccardo Vescovi


Per provare a parlare la tua lingua ci ho provato
ad entrare in vestiti non miei.

Tu che hai solo le camicie bianche
di chi ha sempre avuto le idee chiare

le iniziali ricamate
di chi ha un nome e un cognome

in cui
si riesce a specchiare.

Ho provato a distinguere il compito delle posate
come chi è sempre

al posto giusto
nel momento giusto.

Ma ho pensato che preferisco le macchie di olio nelle camicie

che mi piace mangiare la torta cinese in via Sarpi
in piedi
senza posate

che il mio nome mi piace e non ho bisogno

di ricamarlo per ricordarmelo

ho capito che
nel mio armadio
ci sto proprio bene non voglio cambiarlo

Virginia Carollo


Passeggiando per Ikea, eclissi e trench.

Una stagione ha già voltato pagina e io sono ancora qui che cammino nel mio trench.
Vago per Ikea, immagino le vite innumerevoli che si potrebbero vivere, un foglio sull’altro, il libro dell’umanità.
Fuori, c’è una luce strana perché, non si fa notare, ma anche il sole é un sole a metà.
Cammino, eclissi e trench, e mi imbatto negli armadi di mille possibilità.
Alcuni sono aperti, altri trasparenti.
Nascondono solo vestiti appesi dai colori vivaci o anche polvere invisibile che si insinua nella stanchezza di una fine di stagione?
E quegli abiti, sono solo in attesa di una lavatrice o abitano sogni di un avventura, pronti a riempire valige in modo fugace e inaspettato, correndo verso improbabili aeroporti di viaggi last minute a 9 euro?
Le foglie hanno voltato pagina ed io passeggio, eclissi e trench, in questo limbo a metà.
Guardo scorrere persone al reparto armadi mentre io aspetto. Un po’ come il mio armadio a casa che resta aperto ma ancora non sa.
È l’attimo prima, ne sono certa. Ed io mi crogiolo ancora in questa tiepida realtà.
Gli attimi prima sono l’attesa che a volte vale come il viaggio.

Elisa Parcesepe


Oggi ho aperto l’armadio, stavo giocando a nascondino e non sapevo dove nascondermi. Indossavo dei calzini blu. Mi sono infilata tra le maglie e i pantaloni, mi sono fatta piccola e ho chiuso gli occhi. Forse speravo di non essere trovata, di sparire in quelle pile di vestiti. O forse volevo essere trovata per prima: “Adesso sarai tu a contare, ti ho beccata subito!”

“Magari alla fine si dimenticano, magari non sanno dove cercare, magari diventerò anche io una pila di vestiti in fondo all’armadio, quelli dimenticati, che nessuno cambia mai… in fondo non è poi così male essere un paio di calzini da cambiare, alla fine arriva il momento per cambiare…”

“ Tana per Ludo, ti ho trovata! Adesso toccherà a te contare, sei stata la prima”
Esco dall’armadio, insieme ai miei calzini rossi, appena cambiati. Ora sono pronta a contare.

Angelica Zanata

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